Il Software Libero per il sociale e l'inclusione progetto : Pirozzi,Cuomo,Luchena

Hackmeeting

DAL 3 al 5 giugno, hacker, smanettoni e curiosi si incontrano anche loro al Polo Fibonacci dell’Università di Pisa per parlare di Internet, ma non per celebrarla: si incontrano per discutere delle forme di resistenza alla sua commercializzazione e per dire che esiste un’alternativa alla società della sorveglianza e dell’esclusione digitale. È l’Hackmeeting 2016.  Non è un caso che si tenga dentro l’Università. L’hacking non è solo un concetto informatico ma una questione di metodo, di come si fanno le cose, e in questo evento pisano riguarda prima di tutto la riappropriazione dei processi di produzione della conoscenza con una critica forte al copyright, al software proprietario e ai recinti della produzione scientifica. Una lunga serie di talk e presentazioni, dal libro Anime elettriche del collettivo Ippolita alle piattaforme di crowdfunding e ai network wireless per i migranti rifugiati in Italia, insieme ai laboratori di scrittura creativa, sono la spina dorsale di un evento completamente autogestito e autofinanziato, da 19 anni.

La prima volta. Il primo hackmeeting, nato da una discussione nella mailing list di coordinamento di Isole nella rete (ecn.org), il primo “provider” dei movimenti sociali italiani, si tenne infatti a Firenze nel lontano 1998 per la testardaggine di un gruppo di attivisti fiorentini riuniti intorno al gruppo di StranoNetwork. Riuscirono a convincere gli altri nodi della rete cyberpunk di Fidonet a farlo, fino a includere tutte le realtà autogestite che facevano capo ai primi hacklab e hackerspace della penisola. Venti anni fa. Venti anni trascorsi a insegnare linguaggi di programmazione nei centri sociali occupati, a costruire mesh networks nelle periferie metropolitane e sviluppare una cultura critica del digitale in tutta la penisola. Da quel 1998 le controculture digitali italiane ogni anno si ritrovano insieme per un evento all’insegna dello spirito goliardico dei primi hacker, dove si elaborano concetti e soluzioni per disarmare la deriva efficientista e mercantile del web di massa.

Ma quest’anno, negli spazi temporaneamente autogestiti della Facoltà di scienze informatica e biologia (una TAZ “Zona Temporaneamente Autonoma” nella definizione di Hakim Bey), con l’apporto fondamentale del laboratorio studentesco di autoproduzione Eigenlab, il carattere interdisciplinare dell’incontro è particolarmente spiccato. Verrà presentato streampunk.cc, “un servizio di streaming aperto a tutte le realtà antifasciste, antisessiste e non commerciali”; Firefund, una piattaforma per facilitare iniziative di solidarietà a livello internazionale attraverso il crowdfunding; il progetto NoBorder Wifi, di #OverTheFortress, che ha l’intento di fornire ai migranti presenti nei campi profughi di tutto il mondo la possibilità di avere accesso ad internet, per poter comunicare con i parenti, richiedere asilo politico e per raccontare in prima persona la vita in questi luoghi. E poi laboratori di scrittura automatica, creativa e copyleft, corsi di grafica vettoriale aperta e gruppi di acquisto Linux, per chiedere alle case produttrici di hardware di mettere sul mercato computer con il software del pinguino preinstallato al posto di Windows.

Libri e scienza. Tre volumi verranno discussi: quello fresco di stampa di Ippolita sugli effetti emotivi e cognitivi della rete, Anime Elettriche, il libro Fortopìa, sui trentanni di autogestione del Forte Prenestino (sede dal 1994 del secondo hacklab nato in Italia), e quello di Maya Hackers. La storia, le storie sul mondo delle bbs e del vidotel, prima del web. E ci saranno anche dei laboratori e disucssioni sull’identà di genere in omaggio alla tradizione inaugurata dal gruppo Sexyshock durante l’hackmeeting bolognese del 2002. Ciliegina sulla torta un talk sull’open access, l’editoria scientifica aperta, volto a individuare le soluzioni più utili per favorire le pubblicazioni scientifiche senza pagare due volte agli oligopolisti dell’editoria scientifica quello che è finanziato con soldi pubblici. Con uno speaker d’eccezione: la professoressa Maria Chiara Pievatolo.

Un gruppo di ricercatori e ricercatrici in fisica, biologia ed informatica presenteranno perfino un acceleratore lineare di dimensioni e peso ridotti, autocostruito utilizzando materiali dal costo contenuto. Il LINAC, così si chiama, serve per aumentare il valore nutritivo, la digeribilità e le proprietà antiossidanti e anti-carcinogene di ortaggi e cereali. Perché lo fanno? Per intervenire direttamente sui problemi di produzione e approvvigionamento alimentare che affliggono molte realtà del sud del mondo. Non deve sorprendere. Se la cifra della condivisione caratterizza da sempre le controculture informatiche, il denominatore comune delle attività legate ad Hackmeeting riguarda l’approccio critico e consapevole ai rapporti di forza nella produzione di beni, merci e servizi, unito allo spirito di curiosità dell’etica “Do It Yourself” (DIY) delle controculture underground, quella oggi praticata dai makers.

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