Ripercorrere i momenti più significativi della mia esperienza scolastica mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha indotto a riflettere  che sono trascorsi più. Di venti anni da quando ho iniziato il mio lavoro da docente di sostegno. Esperienza nata dal caso , perché  non possedevo titolo di specializzazione, facevo supplenze su scuola comune quando il Provveditore agli studi di Ferrara , vista la mancanza di persone qualificate mi convoco’ per sentire se ero disposta ad affrontare un intero anno su posto di sostegno. Quel giorno decisi di accettare e da li è nato il mio interesse per gli alunni in difficoltà . Così  in seguito ho acquisito il titolo adeguato presso un istituto di Padova e per me  ebbe inizio quella che oggi definisco la mia professione.  In tutti questi anni molti sono stati i bambini in cui mi sono ” imbattuta” , chiedo scusa per il termine , ma è quello che più rende l’idea di cosa si prova la prima settimana a contatto con un nuovo alunno, visto che ogni anno  i primi giorni di settembre cambiavo caso, cambiavo scuola, cambiavo colleghi e dirigente. Ogni anno avevo a che fare con una patologia diversa su cui informarmi, prendere appunti e studiare bene la situazione per poter mettere a punto un percorso da portare avanti. Oggi dopo tanti anni mi ritrovo a pensare ai miei tanti allievi e scopro con gioia che nella mia mente ci sono i ricordi di tutti loro ,e’ piacevole ripercorrere i momenti trascorsi insieme e soprattutto all’ arricchimento che mi hanno procurato. Tra i tanti, in particolare, gli alunni che più mi hanno coinvolta sono stati i bambini autistici, perché  ne ho incontrai vari sulla mia strada , ma tutti  sempre diversi tra loro. Tutto ciò  che avevo imparato con Gianluca  non andava bene con Marco e nemmeno con Mirko. Ogni volta era una “battaglia” per cercare di comprendere come dovevo intervenire, penso sia inutile sottolineare quante volte mi sono sentita incapace e spesso inadeguata, però più provavo  tutto ciò , più mi incuriosivo e mi intestardivo che dovevo sfondare quel muro, stimolare e scoprire il canale con il quale poter entrare in relazione con l’alunno. Senza relazione non c’è apprendimento e di conseguenza nessun cambiamento o miglioramento, che sono gli obiettivi verso i quali cerco di guidare  e condurre i miei alunni “speciali”.