Sono Maria DiTunno,insegno da circa vent’anni nella scuola Primaria con alunni D.A..Sono stata fortunata ad aver incontrato insegnanti curriculari qualificate e molto motivate ed un gruppo di insegnanti di sostegno allo stesso modo , motivate e propositive, nonchè  esperti di neuropsichiatria infantile ed operatori sociali e  di riabilitazione. Cosi , il lavoro in sinergia e condivisione è apparso di importanza notevole per attuare quella che è l’integrazione e ancor più specifica , l’inclusione di alunni D.A. . Nella convinzione che la diversità sia una risorsa per tutti ,  sono sempre più convinta che , spetta a l’intera comunità scolastica farsi carico dell’integrazione e della crescita dell’alunno disabile, evitando il rischio dell’emarginazione scolastica e sociale e la mia esperienza con una bambina DOWN ne è stato l’esempio. Cosi, quando l’inserimento di un alunno con disabilità è vissuto con passione e gestito con professionalità , scatta a curiosità , l’interesse e la voglia di mettersi in gioco. Primo trguardo è stato quello di coniscere l’alunno nella sua “unicità”, nelle sue competenze e nei suoi interessi e non soltanto nelle sue mancanze e nelle sue difficoltà. E’ stata la protagonista di esperienze curriculari ed extracurriculari , adottando di volta in volta strategie e strumenti adeguate per compensare le difficoltà.  Inizialmente , il percorso di apprendimento è stato un pò duro , poi , via via ho capito come “impara” e tutto è divevuto più semplice e lineare..Scoprivo giorno per giorno quali erano i suoi canali preferenziali per l’apprendimento , ma soprattutto i suoi tempi ri attenzione e concentrazione , e su quali attività rimane accesa la sua “MOTIVAZIONE”. Ho capito che la mia alunna con sindrome di down impara come gli altri , ma con ritmi diversi e tempi più lunghi. Operativamente è risultato fondamentale adattare il programma dell’alunna con il programma del gruppo -classe e valorizzare le sue competenze mediante proposte didattiche quanto più possibili agganciate alla programmazione della classe, seguendo la stessa seguenza oraria delle materie. In altre parole, non aveva senso che la bambina continuasse  a fare matematica con l’insegnante di sostegno perchè più lenta ed aveva bisogno di più tempo, mentre invece la classe incominciava la lezione di italiano cambiando insegnante. Importante è stato prestare attenzione ai tempi di attenzione e di concentrazione dell’alunna , rispettandoli , ma nello stesso tempo mantenendo l’obiettivo di allungarli mediante strumenti di facilitazione .Lavorare in gruppi ha favorito la valorizzazione delle competenze di ciascuno , Usare le tecnologie informatiche ed audiovisive ha reso meno motivante le attività e favorito l’apprendimento. Sfruttare le risorse /compagni , come tutor potenziali per aiutare un alunno in difficoltà , ha garantito momenti di aggregazione e di aiuto reciproco , ciò non escludendo la necessità di momenti individuali di apprendimento. Particolarmente significativa è stata l’esperienza e l’impegno profuso dell’alunna a gestire autonomamente le consegne affidatele per incentivare sempre più l’autonomia sociale .La collaborazione con  docenti curriculari è stato di fonsamentale importanza  per dare coerenza al percorso preposto e per  poter parlare di reale integrazione scolastica e di inclusione.